Gli esseri umani
scelgono sempre
le vie veloci.
La corsa sulle
autostrade
li offre una
sicurezza in piu
che trionfanti
taglieranno
il traguardo.
Loro spingono
sull'acceleratore
con gli occhi
incollati alle strisce
tracciate sull'asfalto,
concentrati nei
sorpassi.
Ciecchi alla
bellezza della divina creazione,
che adorna le
vie laterali:
attraverso le
citta,
frutteti,
giardini,
attraverso le
foreste, di tanto in tanto.
Io, tu, lei,
alcuni loro,
gli altri
iscritti alla
corsa
sulle tortuose
strade.
E sempre li il
traguardo
...difficile da
raggiungere.
Pero il
viaggio...
Ho raccolto
tutti i fiori rari,
conosciuti ora
soltanto dai
libri di botanica
dove si salva
la flora in via
di estinzione.
Ho domato tutte
le belve,
rifugiate nelle
loro tane
ho modellato le
loro forme nell'argilla.
(ceramica
bianca, che solo nel paese
ucciso dalle
utopie si trova ancora).
Mi sono bagnata
le ferite
nella sorgente
della poesia
all'improvviso
scaturita
come la vena d'acqua
dal ventre della terra
verso l'occhio
del bambino
impietrito nell'attesa.
E sono fiorita
nel cammino
verso di te.
Nella piazzeta
le pietre del
selciato contornano
la fontana.
Una via di latte
e sangue
disegna il velo
della sposa,
perso,
le corolle
spezzate
nel bouquet
lanciato dietro la testa.
E li,
tra corpi
perfetti,
scolpiti
ossessivamente da mani innamorate,
tra i punti
interrogativi,
vestite dal
sorriso,
e il mio cuore
pronto a stendersi
ai loro piedi,
Tu,
inesauribile
balsamo sulle ferite
passate e
future,
eterna madre di
coloro che
non corrono
sulle autostrade,
sorella di
quelli che non si assomigliano
mai fra di loro,
Tu,
colei a cui ho
regalato
i doni delle mie
foreste.
Tu e
Lei,
la ragazza dai
capelli
come il mare
scatenato
nel tardo della
notte
sulle dune di
sabbia
delle spiagge di
Cesenatico.
Voi.
(Nel ricordo di una sera d'ottobre, 2018, a
Cesena)
Traduzione in italiano, dal rumeno, di Claudia Albu-Gelli