Lettere dal fronte
Partendo mi lasciasti
tre cose:
un sentiero nel bosco
sul quale viaggia verso di te la luce
portata con cura
tra i palmi bruciati nella notte santa;
una rosa che non muore mai
perché la nutro ogni mattina
con il mio sangue
e un pezzo di cielo anoressicamente scollato
lungo il muro con crepe verso oriente.
mi hai detto febbrili parole d’amore
implorandomi di conservare il tuo tesoro
finché non saresti tornato vincitore
dalle guerre combattute
nella città senza semafori.
Mi sono messa ad aspettare
e la tua assenza ha generato
un fiume nel mio ventre.
l’acqua della vita ha fatto rinverdire gli alberi,
ha riportato i merli
e li ha fatti accoppiare sotto gli occhi di tutti,
ed io ho guardato affamata i loro rituali erotici.
mi scrivi con ottimismo dal ridosso del fronte
che è rimasto fermo da tre giorni
una lettera che odora di polvere
e gas di scappamento
calpestato da pedoni affrettati.
loro non hanno mai disegnato
cuori sull’asfalto.
ti mando come risposta un campo verde
in una busta affrancata
con tutte e quattro le foglie del trifoglio
portato in seno fino al tramonto.
in tua assenza
disegno un arcobaleno
che attacco
al cielo stretto
sempre più dolorosamente
nella carne del muro che gli cresce tra le costole.
proprio oggi ha sanguinato un po’,
però l’ho curato come ho potuto,
con una benda strappata dall’anima.
P.S. Sappi di me che sto bene,
ora non piango più tanto,
anzi c’è pace e calma quì,
e i mariti di alcune donne
hanno ripreso a tornare a casa.
Sono fiorite le mie lacrime,
boia,
e non ti attendo più
da quando la notte si è dimenticata di farsi notte.
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